Il ritratto ovale

Titolo: Il ritratto ovale
Autore: Edgar Allan Poe
Editore: collana Il Sapere
Data di pubblicazione: 20 luglio 2020
Genere: gotico
Pagine: 30

Eccomi di passaggio, per parlarvi di un racconto di poche pagine scritto dal grande Edgar Allan Poe.

Non conoscevo questo racconto breve e ho pensato di recuperarlo in un’edizione molto curata con testo originale a fronte.

Il ritratto ovale è uno dei racconti più brevi di Poe, ed è ambientato nell’800, in un luogo non precisato nei pressi degli Appenini.

Un uomo ferito, inisieme al suo valletto, decidono di soffermarsi una notte in un castello, tipico luogo dei romanzi gotici:

Era una di quelle strutture tetre e grandiose insieme, che da gran tempo si affacciano con fare minaccioso tra gli Appennini, un castello degno della fantasia della signora Radcliffe.

Ed ecco anche un piccolo richiamo ad Ann Radcliffe, non a caso una delle prinicipali autrici del romanzo gotico.

Nella camera dove rimane a dormire, il protagonista si ritrova ad ammirare i quadri presenti, ma uno in particolare, suscita curiosità e timore insieme:

Io gettai sul dipinto un rapido sguardo e chiusi gli occhi: il perché non lo compresi bene io stesso. Ma nel mentre le mie pupille rimanevano abbassate, analizzai rapidamente la ragione che mi obbligava quasi di ricorrere a tale espediente. Era questo un movimento involontario per guadagnare tempo e per pensare […] Era una semplice testa, il tutto composto in quello stile che suol chiamarsi stile da vignetta […] e io dovevo poi credere ancor meno che la mia immaginazione, non ancora ben risveglia, avesse preso quella testa per quella d’una persona vivente.

Una sensazione bellissima, per chi ama l’arte, ma anche subdola, che ti tenta e ti cattura allo stesso tempo.

E veniamo a conoscenza del passato di quel ritratto, e del ruolo che l’arte ha in questa vicenda.

Arte che rappresenta la vita, l’amore, ma anche la morte.

Il pittore dipingendo il quadro sottrae alla moglie la vita reale.

Una malattia dell’amore che avvolge il pittore, catturandolo nell’opera che sta creando, isolandolo dal resto del mondo.

Questo racconto mi ha affascinato, e mi ha ricordato di quanto pericolosa ed allo stesso tempo ammaliante sia l’arte.

Per alcuni può essere una semplice disciplina che si studia e si mostra nei luoghi, ma per altri è vita, che attrae e tormenta.

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